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13 giugno 2012

Sciacalli e avvoltoi

di Gwynplaine

Sono i figli della notte. “Come lo sei anche tu” – potrà dire chi sa da dove vengo davvero. Escono in questa stagione, quando la notte è breve, ma profonda nelle coscienze, e la fanno da padroni. Fanno e disfano. Più si disfa più si rifà. E più si intasca. Non ce ne sono tanti. Ma non operano, in ogni caso, a livello provinciale. I loro giri sono larghi, come quelli del falco, della pojana. Chi sono?

Non è difficile intuirlo. Arrivano dal presidente improvvido di turno che ha ereditato per una stagione una buona dose di migliaia di euro che intende investire  nel calcio. Ce n’è ogni anno, di questi presidenti. Anche ai tempi della crisi. Chissà che, anzi, non siano anche loro i padri della crisi. Quelli che hanno costruito – e scialato - patrimoni finanziari fatti d’immagine grazie anche al calcio. Non ne ricordate? Di belloccioni che sponsorizzavano di qua e di là e guarda che fine hanno fatto…  Non coi loro soldi, magari. Magari coi soldi dei loro clienti.
Ma non parliamo dei loro interlocutori. Parliamo di loro. Ma loro chi? Ok, sono i procuratori. O direttori sportivi. O mediatori. Non so nemmeno come si chiamano. Non li conosco nemmeno, ad essere sincero. E se li conosco li evito. Perchè ne sento parlare un gran male. So che vivono dove corrono i soldi. E sono luoghi che non frequento, appunto. Siccome non li conosco, vorrei che mi spiegassero alcune cose, premesso che ognuno è libero di fare il lavoro che vuole. Purchè di lavoro si tratti.
Ecco, per esempio: che lavoro fanno? Quando lo fanno? Ci guadagnano o sono anche loro dei volontari? Guadagnano poco? Lo dichiarano? Sono abilitati a fare ciò che fanno? Ma questi sono affari loro e di chi deve occuparsi di queste cose. Io vivo nella notte. Ripeto, non li conosco e non li voglio conoscere. Ma vorrei capirli, e non mi riesce. Mi piacerebbe che mi raccontassero, anche anonimamente, che cosa fanno. Il loro ruolo, insomma. Mi piace il calcio: e allora cosa fanno (cosa hanno fatto) per il calcio? Non giro molto. Ma ho visto squadre sfatte e rifatte e regola d’arte. E naturalmente ciò che arriva da fuori è sempre meglio. Ma la tua squadra è sempre lì, da lustri è sempre lì, sfatta e rifatta ogni anno. E a fianco il solito sciacallo, sempre più gonfio, sempre più ingordo.
Vivo nella notte. E sogno. Sogno un calcio fatto di ragazzini cresciuti tutti attorno a quel campo di pallone, sì, quello del tuo paese. Con dirigenti che arrivano al campo ancora sporchi di otto ore di lavoro e che ci hanno messo l’anima per farli crescere quei ragazzi. Sogno ragazzi che si fermano a bere una birra, se hanno vinto, che si dissetano alla fontana se hanno perso. Ok, son vecchio: adeguiamoci, concediamo qualcosa di più: pizza e spaghettata. Legittimiamo anche l’ambizione, che è un obbligo, peraltro, dei centri maggiori, di avere qualcosa di più. Ma sogno sempre più spesso un prato verde con poche linee bianche senza falchi e senza sciacalli.

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